- “E’ arrivato il sergente Brancalari” m’avverte un soldato.
Corro subito.
Questi mi viene incontro con un’aria mortificata e senza darmi tempo d’interrogarlo : “Caro Joli, tutto ho perso, ma non per colpa mia. Ho sbagliato la strada, mi sono disperso. T’ho cercato tanto senza trovarti. Fatta notte mi ritiro entro un cascinale, ma appena svegliatomi alla mattina dopo non trovo più né cavallo, né cassetta … più nulla. M’hanno derubato capisci … che vuoi farci? Credimi che il mio dispiacere è grande e se potessi … .”
“Finiscila”, gli grido sulla faccia, verde di rabbia; “finiscila di recitarmi questa commedia. Hai approfittato di quei pochi minuti che mi trattenni in quella bottega per fuggire a tutta carriera … t’hanno visto. Sei un vile … non vedevi in che stato mi trovavo?”
Alla parola vile quegli scatta: “Non dimenticarti che parli con un tuo superiore, ti consiglio di cambiare tono” e mi volta le spalle.
Sto per lanciarmi addosso a quel furfante ma vengo trattenuto da alcuni compagni che assistevano all’animato nostro colloquio.
- “Mi basta questo tuo atto,” mi grida rivolgendosi indietro con un ghigno in bocca, ”hai detto e fatto più del necessario per rovinarti se lo volessi, ma ho un buon cuore ti compatisco.”
I compagni mi spinsero con loro fuori dell’accampamento e mi obbligarono a bere.
- “Non lo conoscevi ancora?”
Bevvi per stordirmi, poi piansi per la rabbia repressa.