8 Settembre 1916 – La villa dei Conti W…

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Sono comandato di guardia alle munizioni, poste provvisoriamente entro il parco della splendida villa dei conti W… in viale di Salcano.

Il vasto parco, ricco di svariate piante, di larghi viali, di fantastiche fontane, conserva le recenti tracce del ferro e del fuoco che tutto ha sconvolto e rovinato. Qua e là delle piccole rozze croci di legno e rialzi di terra ancora fresca. Vi leggo, malamente tracciati, nomi italiani e nomi stranieri.

Vincitori e vinti vi dormono l’eterno sonno, affratellati nella morte.

Quel luogo di dolore, che contrasta cogli avanzi di bellezze e di amenità, mi stringe il cuore e dirigo i miei passi verso la sontuosa villa che intravvedevo  fra il folto degli alti abeti.

Detta villa doveva di certo appartenere a qualche nobile famiglia austriaca.

Sul maestoso e ricco cancello dorato, sulle istoriate vetrine, sul massiccio portone, artisticamente scolpito, vi spicca una corona da conte colle iniziali W… R… .

Statue muliebri, splendidamente modellate, e putti adornano l’imponente facciata che è un vero gioiello di architettura moderna.

Nell’interno è un lusso sorprendente di finissimi mobili, di specchi, di oggetti d’arte. Sembra d’essere in un favoloso castello delle mille e una notte. Ma, purtroppo, tutto è quasi in rovina.

Ovunque larghe breccie ai muri e mucchi di rottami.

Nei piani superiori la devastazione è al colmo.

E’ un mucchio di mobili, di calcinacci, di vasellame, di tappezzerie, di quadri d’arte, d’indumenti … .

Quello che più attrae la mia attenzione sono piccoli libri di scuola e vari ninnoli infantili, confusi fra quelle ruine.

“Oltre il rogo non vale ira nemica”, lasciò scritto il poeta gentile, ed io dimenticato in quel momento il mio stato di soldato e di combattente, mi chino fra quei rottami osservando una splendida bambola di Norimberga, dai riccioli biondi e d’una bellezza naturale.

Penso ai miei cari ragazzi, alla mia piccola Joluccia che pregheranno in quest’ora per la salvezza del loro babbo … .

Oh la guerra!

Ma perché gli uomini debbono, peggio degli animali della foresta, cacciarsi fra di oro con tanta selvaggità? Perché tentano di distruggersi, di distruggere i loro sacri  patrimoni artistici e famigliari? Perché?.. .

Perché han dimenticato, purtroppo, la dottrina di quel Giusto che, per bocca del suo apostolo San Giovanni, ci ammonisce “ Ed io vi ho detto di amarvi, gli uni gli altri, come io vi ho amato.”

 

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