Cividale è in fiamme; i tedeschi stanno avvicinandosi celermente.
Tutti i depositi immensi di munizioni, vettovagliamenti e materiali diversi si sono trasformati in grandiosi incendi.
E’ notte e tutto a me d’intorno è uno spaventevole braciere.
Che orrendo spettacolo!
La terra trema sotto le innumerevoli esplosioni delle migliaia e migliaia di colpi giacenti nei depositi e il cielo s’illumina tutto d’un bagliore sanguigno che offende la vista.
Gli splendidi campi d’aviazione, uno nostro, l’altro francese, limitrofi al nostro accampamento, ardono coi loro angar e coi loro apparecchi.
E contemplo estatico quelle distruzioni domandandomi come mai non s’è avuto tempo di porre in salvo tante gloriose macchine. Mistero!..
Quei pochi uomini del distaccamento sono spariti, resto solo con tre ufficiali intenti a preparare le valigie.
Una nostra guida ciclista, inviata a Plava alla ricerca essa pure dei soldati ivi rimasti, ritorna affranta dalla lunga corsa sostenuta e narra come per miracolo sia sfuggita ai colpi di rivoltella d’una pattuglia tedesca a cavallo.
Passo così il restante dell’indimenticabile notte senza concedermi un’ora di riposo quantunque sfinito dalla stanchezza.
Alle prime luci del nuovo giorno il mio corpo affaticato cede al sonno e m’addormento sul tavolato del corpo di guardia colla mia rivoltella a portata di mano.