La mia salute, minacciata da persistenti disturbi gastro-intestinali, decidono il tenente medico della zona ad inviarmi in un ospedale militare.
Un’automobile della croce rossa mi porta a Cormons. Qui subisco nuova visita e il domani vengo trasferito a Manzano nell’ospedale da campo 0,86.
Quantunque dolorante, parmi un sogno trovarmi coricato in un soffice lettino colle lenzuola candide.
Alla mia destra è un sergente maggiore dei mitraglieri. E’ di Fano; ha parenti a Senigaglia e dice di conoscere bene la famiglia di mia moglie. Si chiama Brunosi Alfredo. Esercitava da borghese il mestiere del falegname e si recava tutti gli anni a Senigaglia, nel periodo della grande fiera, per esporre in vendita i suoi mobili.
L’altro compagno di sinistra è il soldato Lusioli Giuseppe, di ottima famiglia messinese. E’ un giovane colto e amabilissimo.
Mi trovo perciò in buonissima compagnia e s’allaccia subito fra noi una cordiale amicizia.
Il tenente medico sig. Vandoni Carlo, di Milano, mi cura con speciale attenzione.
-“So che lei è pittore”, mi dice il mattino dopo, mentre passa la sua visita, “ciò mi fa un gran piacere. Io sono un appassionato dilettante, ma alle mie prime armi; per ora lavoro un po’ all’acquarello.”
-“Perdoni, sig. tenente”, rispondo io sorpreso e un po’ mortificato, “ma come sa lei ch’io sia un pittore?”
“E’ stato riconosciuto da un artigliere telefonista al comando del suo 48° Reggimento. E’ il n. 306 della sala d fronte.”