Manca una mezz’ora al rancio serale ed io, alquanto stanco, me ne sto tranquillamente disteso entro il mio rifugio, fumando la mia inseparabile pipa.
E guardavo con compiacenza i lavoretti di restauro eseguiti pazientemente alla mia minuscola baracca.
Sul tetto vi avevo inchiodato due bei pezzi di cartone incatramato, resistenti alla pioggia.
Anche l’interno aveva subito una piccola trasformazione grazie a vari pezzi di stoffa recuperati in una vicina casetta distrutta.
Oh quanto è bello ora il mio nido, parmi una reggia.
Mi sento chiamare dal basso. E’ il cameriere della mensa ufficiali.
-“Che vuoi?” gli rispondo, dispiacente d’abbandonare la mia rustica branda.
-“La vuole il sig. capitano, al galoppo.”
Venti minuti più tardi risalgo il mio scoglio ma nel sollevare il capo verso la mia baracca vedo …. non vedo nulla. Solo qualche pezzo di stoffa e due travicelli dondolanti ad un ramo di fico selvatico.
Lo scoglio lacerato e annerito fumava tutt’ora.
Rimango estatico, ammutolito, dinnanzi alla catastrofe della mia palazzina e mi chiedevo come mai avesse potuto essere colpita così, trovandosi in un angolo morto.
-“Vedi quella piccola punta di monte alla tua destra?” mi spiega il sergente Chiappa, sopraggiunto con altri. “Ebbene è il San Gabriele . Questo è un colpo d’infilata. Ma sai che sei ben fortunato tu? Che ci hai addosso? Qualche talismano forse?”
-“Si,” rispondo con un riso convulso, ”ho un talismano potentissimo” e tratto fuori dal taschino del panciotto il piccolo angelo di bisquit, lo mostro a tutti.
Getto un’altra occhiata ai resti del mio nido e ridiscendo con loro coll’animo inquieto.
E per quella notte riposai all’aperto. Accoccolato ai piedi della sfinge egiziana, colla musica delle cannonate e lo scroscio delle acque.
Il domani, rispondendo ad una lettera dei miei cari, scrissi come sempre “ .. e non pensate male di me, ch’io mi trovo tutt’ora nel solito paesetto di confine, distante dalla linea del fuoco e pienamente al sicuro”.