Eccomi alla vigilia della festività del Natale.
Festività dei cuori, festività la più santa, la più sentita per tutti. Ci rammenta l’intima gioia della famiglia ed i giorni migliori della nostra vita; la nostra fanciullezza gaia e spensierata.
Nel triste quadro della vita umana i piaceri dell’adolescenza occupano un posto d’onore, e generalmente lasciano nella memoria dell’uomo adulto un’orma incancellabile.
Erano così dolci e placidi perché l’innocenza toglieva loro le spine e l’immaginazione li abbelliva prima di presentarceli.
Ci fecero beati allora ed il loro ricordo ci torna gradito anche adesso.
Vorrei tornare ragazzo per dimenticare le tristi realtà della vita, per credere alla sublime illusione della felicità umana, per sognare ancora una volta.
Ebbene tutti questi ricordi mi si affacciano alla memoria pensando al Santo Natale.
Invidio in cuor mio quelle migliaia di uomini che benigna sorte trattiene in seno alle loro famiglie e godono del riso dei loro bimbi.
Cari innocenti! Fortunati fanciulli!
Voi nulla sentite dell’immane, atroce guerra che passa pel mondo, voi non sapete delle lacrime di tante mamme, dei palpiti angosciosi di tanti cuoricini che pensano al babbo loro lontano, fra il fuoco e le stragi.
Nella tranquillità e nel benessere delle vostre case, accarezzati da papà e mamma, nulla sapete del turbine che insanguina la terra ed ignorate l’ora tragica che attraversate, il pericolo grave che incombe sui vostri tranquilli focolari.
Beati voi che tutto ignorate.
Domani al vostro svegliarvi ritroverete l’alberello sognato del Natale, ricco di aranci e di ninnoli.
Un altro bimbo, bello e buono come voi, che vi sta forse vicino di porta, chiederà ingenuamente alla sua triste mammina .”Troverò domattina il mio alberello così bello come anno?”
E la povera donna se lo solleverà fra le braccia e stringendolo forte al seno, frenando un singhiozzo, gli risponderà .”Sì, carino, il divino Gesù scenderà dal cielo anche per te”.
Per noi uomini, lanciati in questo tumulto d’inferno, questa festività ci riempie l’animo di cordoglio.
Un dubbio atroce m’intorpidisce lo spirito … è il dubbio dell’abbandono dell’occhio di Dio.
“E pace in terra agli uomini di buona volontà.”
Ma chi più l’ascolta il supremo augurio?
Ho un momento di scetticismo e di ribellione; ma dispiacente mi ravvedo tosto e mi tranquillizzo.
Ho assistito al sacrificio della S. Messa celebrato dal nostro ben amato cappellano reggimentale. Anzi ho voluto servirla io, spinto dal desiderio o meglio dal bisogno di sentirmi più vicino a Dio.
Chi può restare indifferente dinnanzi alla mistica e suggestiva scena della Messa al campo?
Nel suo ispirato discorsetto, il sacerdote ha detto :
“Dobbiamo riaccostarci a Dio ed imitare la Francia che in questi giorni ha solennemente posto i suoi eserciti sotto la protezione del S. Cuore di Gesù. Al valore delle nostre armi unite l’altra arma più potente che è la preghiera. Senza la benedizione di Dio non otterremo né vittoria, né pace. Miei fratelli pregate con me – o Divi Cuore …”.
E la massa grigia dei bravi artiglieri piega riverente e compunta il ginocchio a terra e con voce alta, che ha del singhiozzo, segue la preghiera del sacerdote.
Quanta soavità d’affetti e di care visioni ci riempie l’animo ritemprato ora, con la divina grazia, a novella serenità e a novello ardimento.