Gli avvenimenti si susseguono.
Un fonogramma del Comando ordina alla batteria di mettersi subito in marcia con tutto l’equipaggiamento, per un cambio di fronte.
La notizia viene accolta con un senso di liberazione. Questi luoghi, data la recente disgrazia, ci erano divenuti tristi ed opprimenti.
I soliti (che non mancano mai) bene informati strombazzano già liberamente che si sarebbe andati a Cormons per un breve periodo di riposo, come è stato di tante altre batterie del nostro settore.
Passa il furiere Chiappa tutto scalmanato, con fasci voluminosi sotto le ascelle : “Meno chiacchiere, ragazzi, lo vedrete che riposo! Facciamo le cose a modo e con ordine. A proposito, già, questo è un ordine importante per voi. E’ rigorosamente proibito caricare sugli avantreni cassettine e involti di sorta. La sola valigia d’ordinanza e niente più; siamo intesi? Ordine del Comando“ E parte, gridando ordini a destra e a sinistra.
Quest’ultima raccomandazione cade sulle spalle degli artiglieri come una poderosa mazzata.
Solo chi vive questa vita può farsi un concetto di ciò che rappresenta la minuscola cassetta del soldato.
In essa egli gelosamente custodisce i suoi tesori e i suoi ricordi di guerra. Il suo cuore è lì rinchiuso in quelle quattro assicelle. Ivi sono le lettere e le fotografie delle persone a lui care. Vi sono tanti lavoretti artistici, veri capolavori di pazienza e d’intelligenza, ricavati da frammenti di corone di proiettili che più volte gl’insidiarono la vita. Vi sono altri piccoli oggetti personali che gli rammentano la sua vita borghese.
Come può la piccola valigia di tela, d’ordinanza, contenere tutto ciò, se manco è sufficiente pel solo corredo militare?
Coll’animo esacerbato si studia di disporre in questa tutte le sue cose ch’egli, per tutto l’oro del mondo, non vorrebbe abbandonare.
Preme, stringe, s’affanna, bestemmia.
E la indivisibile sua povera valigia, l’unica sua amica che servendogli da comodo guanciale, sa, più d’ogni altro, dei suoi sonni agitati e delle sue lacrime silenziose; la povera valigia si gonfia, si stira, cigola penosamente.
Pare voglia aiutare il suo padrone nella frettolosa faccenda, ma purtroppo tante cose dovranno essere abbandonate.
Abbandonate? No.
Nessuno deve godersele.
Ed è con rabbia fanciullesca che le getta lontano da se, non prima di averle distrutte.
Soltanto a me è concessa la cassetta e portarla ovunque, a motivo del mio piccolo bazar di colori e disegni.
I compagni mi guardano con occhio di gelosia, ed io mi presto ben volentieri a prendere in custodia da essi quanto mi è dato di poterlo fare.