2 Giugno 1916 (quarta parte) – Ore 22

Le tenebre incombono sinistre sulla terra sconvolta ed ancora echeggiante di rombi.

Gli artiglieri, entro le loro cuccette, si prendono un meritato riposo.

Per disposizione del Capitano, io alloggio nella piccola baracca dei sott’ufficiali.

Quantunque assai stanco sia per la lunga cavalcata che per le passeggiate alpinistiche, non mi riesce di prendere sonno. La mia mente divaga in una ridda tumultuosa di pensieri e i miei occhi osservano le innumerevoli visioni della giornata. Finalmente sto per cedere al sonno quando un’improvvisa vivida luce mi ferisce le pupille.

La baracca, per qualche minuto, è inondata da quel misterioso fascio luminoso, poi tutto ripiomba nella tenebra.

Mi sollevo sulla rustica branda, in preda a viva agitazione. Giro attorno il capo tendendo l’orecchio per scoprire se qualcuno fosse sveglio, ma non odo che un confuso russare in vari toni.

Mortificato in cuor mio da questa mia debolezza mi raggomitolo nuovamente nella mia coperta da campo, quando una raffica di colpi vicinissimi fa traballare la povera casetta di legno e dalle tavole sconnesse del suo tetto cade una pioggia di terriccio.

-“Oh Dio!”, grido spaventato, balzando a terra.

Il mio vicino, svegliatosi a quel mio grido, dà in uno scroscio di riso.

“Che avete, che siete così turbato?”

-“Ma non erano colpi questi? Sono nostri o di loro? C’è pericolo qui, sergente?..”

Con mia grande meraviglia, udivo il ritmico russare di tutti gli altri e provai forte vergogna di fronte a quel testimonio del mio spavento.

-“Vi chiedo scusa d’avervi involontariamente svegliato, d’altronde mi dovete compatire. E’ la mia prima notte di fronte.. sono nuovo a tutto…  col tempo vi farò anch’io l’abitudine. Ho creduto che quella scarica di cannonate fossero dei colpi in arrivo .. .”

– “Non allarmatevi, caro compagno. Chi ha sparato è una sezione da 149 prolungati che è piazzata poco sopra di noi. Domani vi condurrò a vedere quei magnifici pezzi. E’ lo spostamento d’aria che ha fatto traballare la baracca.  Non temete di nulla e riposate tranquillo perché gli Austriaci difficilmente rispondono per ora, non essendo quella sezione, grazie a Dio, ancora da loro individuata. Piuttosto copritevi bene il capo colla coperta. Potrebbe pioverci addosso un altro po’ di terra .. . Qui siamo .. in un angolo .. moo ..rto .. diffi … ci .. l  e … colpirci .. e .. poi..”

E le ultime battute gli si spengono lentamente sulle labbra. Un minuto dopo russava  fragorosamente in pieno accordo cogli altri suoi colleghi.

Il sonno ristoratore che pochi momenti prima s’abbatteva sullo stanco mio corpo, ora è sparito completamente.

Sembrami udire nel mio interno una voce beffarda e severa, ammonirmi: – “Hai scherzato col tuo destino come un bimbo che si trastulli con un’arma micidiale fra le mani. Sei un presuntuoso .. ti sei troppo fidato di te stesso, mentre ancora non ti conosci. Sei troppo sensibile e ti lasci guidare dal primo impulso del tuo animo. Vedrai, vedrai cos’è la guerra!.  I tuoi sogni d’arte, i tuoi effimeri entusiasmi bellicosi spariranno ben presto quando proverai tutte le dolcezze di questa vita di travagli e di pericoli. Non saresti vissuto più tranquillo e più sicuro nella pace del grazioso paesetto di Dolegna? Non hai pensato a tua moglie? non hai pensato ai tuoi bambini? .. E se ti cogliesse sventura?”

Ma ecco un’altra voce, armoniosa, serena, come il ben conosciuto accento d’un buon vecchio amico, sussurrarmi :

– ”Non ascoltare queste vituperevoli insinuazioni. Hai fatto bene a seguire l’impulso dei tuoi nobili sentimenti. Così deve essere un buon Italiano. Il Dio che te li ha ispirati ti darà le forza di compiere sempre e comunque il tuo dovere. Abbi fiducia in Lui e stai tranquillo. Egli veglierà su di te e sulla tua famiglia.”

 

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